Bucce d’arancia nel tè by Ala Turcan

Bucce d’arancia nel tè by Ala Turcan

autore:Ala Turcan [Ala Turcan]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Căinari era un paese più grande di Feşteliţa e soprattutto più vivace, perché ci passava la ferrovia. In quel periodo, quando tutto crollava a pezzi, Pavel era riuscito a mantenere il suo posto di lavoro, era capostazione di una piccola fermata distante diversi chilometri dal paese vicino. Sembrava una cosa positiva, se non fosse stato che non vedeva lo stipendio da mesi. Più che stazione la sua si poteva definire una fermata in mezzo al nulla, identificata da una casetta con i comandi per il capostazione, circondata da immense distese coltivate a grano e granturco. In quel luogo disabitato, Pavel stava tutto il tempo su una seggiola ad aspettare che si fermassero i treni, due al giorno, da cui quasi nessuno scendeva né saliva. I suoi compiti erano semplici: verificare che i treni fossero in orario, uscire sul binario con il suo cappello da capostazione per fare segnali al macchinista con la paletta di ordinanza. Dopo pochi minuti, al suono del suo fischietto, il treno ripartiva. Pavel aveva pensato di impegnare in modo utile tutto quel tempo a disposizione e di sfruttare al meglio la distesa di erba ottima per il pascolo. Aveva portato con sé i due figli di Lunica, arrangiando per essi una sistemazione vicino alla casetta. Di giorno portava i due vitelli al pascolo, legati con una corda abbastanza lunga da farli girare per un raggio ampio, senza che entrassero nei campi coltivati. Prima di rientrare a casa, li metteva a dormire nel ricovero improvvisato. L’estate successiva, Pavel fu trasferito in un’altra stazione e, d’accordo con Iulia, decisero di dare a Vara il compito di stare con i vitelli durante le sue vacanze da scuola. L’opinione di Vara non fu chiesta, né lei obiettò alla decisione presa, anche perché non aveva ben chiara la sua mansione. Per quasi due mesi, si ritrovò sola, isolata dal mondo, in mezzo al nulla. Dormiva dentro la casetta della stazione, a due metri dal binario, su un materasso appoggiato sul pavimento di cemento. Quando passavano i treni sentiva i vetri delle finestre tremare. Pavel andava ogni tanto a portarle il solito pezzo di pane e formaggio. Per giorni interi quella povera ragazza non vedeva né parlava con nessuno, ma questo non era un problema per lei, aveva il suo diario. La cosa più difficile invece erano le due bestie che doveva portare al pascolo ogni mattina all’alba, tenendole al guinzaglio. Ho tanta paura. Sono così grandi, più grandi di me e decisamente più potenti. Quando girano la testa con quelle corna, mi fanno tremare le gambe. A destra e a sinistra del sentiero c’è un campo di mais. Se gli animali volessero entrare dentro, io di sicuro non riuscirei a trattenerli. E poi se mi scappano, cosa dirò a bădica Pavel??? Vara affidava ogni pensiero al suo diario, col suo compagno fedele stava imparando ad affrontare le sue paure. Stava diventando grande.

All’ultimo anno di scuola superiore, Vara era consapevole che a breve sarebbe arrivata ad un bivio e avrebbe dovuto decidere la strada da intraprendere.



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